Vernice questa sera alle 19 per la pittrice Ilaria Dolino,
allo spazio QB di Susa (via Mazzini, 7).
di Massimo Bonato
Dopo diverse collettive e alcune
personali, Ilaria Dolino espone Nel Blu.
Mostra che sin dal titolo è dichiarazione d’intenti confermata dalle opere. Lei
stessa definisce il proprio lavoro come “linguaggio pittorico, in bilico tra
astratto e figurativo, caratterizzato dalla presenza costante del blu e del
viola”. Il bilico è cifra di questo chiaroscuro, del gioco d’ombre che la
pittrice dosa perché la luce emerga disegnando i contorni, o esplodendo dalla
tela, emergendo da buie tonalità che graduano i toni, sprofondando lo sguardo.
E il blu non è soltanto una scelta di campo, di colore. È anche la
rappresentazione stessa di quel confine tra cielo e terra, di un orizzonte
acqueo che l’artista perlustra. Allora il bilico,
il Frammento, Tra vento e pioggia, il confine
o Onirica non sono più soltanto
parole che compaiono costantemente nelle sue opere, non sono soltanto titoli
attribuiti a una singola tela, ma tracciano un percorso di senso, questo sì
preciso, lineare. È il suo manifesto, costruito attraverso parole che si
situano sempre su un territorio di frontiera, nel quale il dato, il reale viene
interiorizzato e riletto emozionalmente.
Un’indagine questa che trascende
inevitabilmente la singola opera e crea un tessuto narrativo complesso. Se è
vero infatti che l’artista si pone a un bivio tra l’astrattismo e il
figurativismo, piega quest’ultimo al primo facendolo diventare occasione,
pretesto, per delineare per tratti una condizione dell’essere o dell’ambiente,
ambiente umano, sociale, territoriale. Anche quando il sociale è preponderante,
come in Val di Susa - Ai confini della
realtà tra filo spinato e gas CS, o prevalente è l’aspetto interiore, come
in Inquietudine in viola, Ilaria
Dolino concentra le zone d’ombra ai margini o stilizza sino a lasciare
presagire le forme e i volumi o abbagliare con una luce che emerge da l
profondo, ma lascia soli. Soli con la tela. Tele di colori soli.
Scegliere nella definizione
chiaroscurale un colore solo, significa gettare un velo su tutta la realtà
facendola trasparire dal proprio mondo interiore. Blu. Anche il blu, anche il viola in fondo non sono che fragmenti
di una tavolozza a spettro notoriamente più ampio. Come ampi ci si immagina
possano essere i bordi di molte atrazioni che la pittrice propone, al limite di
un’interpretazione di orditi digitali per alcuni, di architetture complesse per
altri sino a composizioni che potrebbero disporsi a frattali, infinitamente
riproducenti la struttura originaria. Allora è impossibile dire tutto, dire
ogni cosa del reale, scoprirsi interamente e interamente abbandonarsi. Quel che
si può lasciare sono cenni, autonomi in sé, certo, ma in cui ciascuno deve
potersi leggere recuperandone l’interezza.
La mostra resterà aperta dal 12
aprile al 3 maggio
M.B. 12.04.14
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