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domenica 5 maggio 2013

Internet e l’Io diviso. La consapevolezza di sé nel mondo digitale



“La frase rivelatoria di Marshall McLuhan «il medium è il messaggio» vale anche per Internet. La Rete non è solo uno dei tanti media bensì la loro somma, e il suo impatto sulle nostre vite interiori e oggettive è di conseguenza ben più pressante rispetto a quello dei suoi predecessori”. 

La frase è rivelatoria anche del libro di Ivo Quartiroli, Internet e l’io diviso, appena uscito per Bollati Boringhieri. Un libro che fa riflettere su Internet dal punto di vista spirituale oltreché scientifico, poiché mette in luce l'effetto che Internet ha sulla nostra psiche e il nostro benessere, come influenza il nostro stato d'animo e il nostro spirito.

Nicholas Carr, in Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello (Raffaello Cortina, Milano 2011) ci ha avvertito come un eccessivo uso di Internet sia in grado di mutare certi collegamenti neuronali. Con Il filtro: quello che Internet ci nasconde (Il saggiatore, Milano 2012) Eli Pariser spiega come - attraverso algoritmi di personalizzazione - i motori di ricerca creino attorno a noi recinzioni virtuali, rendendo le nostre ricerche su Internet molto più ristrette e anguste di quanto si possa immaginare. Ancora di recente, su «Proceedings of the National Academy of Sciences» dello scorso aprile, Adam Gazzaley, neurologo della Università di San Francisco ha messo in luce quale grave tributo costi alla memoria il multitasking, ovvero l’abitudine ormai consolidata di fare più attività contemporaneamente, come rispondere a una telefonata, inviando una mail e ascoltando la radio.

Internet e l’io diviso è una impresa più ambiziosa, con ramificazioni di più ampia portata, poiché suggerisce che Internet stia modificando i nostri stessi stati di coscienza in modalità di cui non siamo consapevoli. Per affrontare questo tema, Ivo Quartiroli mette a frutto la sua profonda conoscenza della pratica meditativa, e d’altro canto una lunga esperienza nel settore dell’Information Technology e come programmatore di software. È cioè in grado di intrecciare la propria percezione di come le tecnologie digitali penetrino nell'interazione tra il cervello e il software con prove concrete.

Malgrado il titolo e il tema apparentemente impegnativo, il libro è organizzato in brevi capitoli godibili che ne rendono agile la lettura. In esso, l’Autore denuncia Internet come uno strumento attraverso il quale il capitalismo ha di fatto creato il necessario bisogno di continuo e persistente collegamento, di fare rete, pena la paura di perdere. Egli suggerisce che in futuro il diritto alla non-informazione, al non-update, e al silenzio sarà un privilegio, e uno degli indicatori della qualità della vita. E questo sembra effettivamente un invito a emanciparsi dal bisogno di essere "always on", non distante dal pensiero di sociologi come Zygmunt Bauman che si concreta nella Modernità liquida.

Come un organo, la mente ha il compito di mantenersi occupata e Internet fa leva proprio su questo, obbligandola a nutrirsi costantemente: “la mente cade spesso preda di una bulimia informativa che comporta stress e il bisogno di avere sempre più informazioni e stimoli mentali. Non ce n’è mai abbastanza: ogni nuova informazione dà vita a un ulteriore flusso” (p. 233). Nuove informazioni danno origine alla ricerca di nuove informazioni, in un ciclo apparentemente senza fine.

Ma non è tutto, così come il multitasking erode la memoria e diminuisce la nostra capacità di concentrazione, al contrario della superficiale e contraddittoria sensazione di riuscire a fare di più in minor tempo, così Internet, in un senso più ampio, deforma la nostra attenzione e degrada la capacità di fissare obiettivi perseguibili, reali: tanto più la società dell'informazione ci attira in più direzioni, tanto più indebolisce la nostra fermezza e il senso di orientamento, distraendoci da un chiaro percorso che può nascere solo dal nostro spirito.

E ciò non può non influire sulla sfera emotiva e sessuale, che staccandosi dalla realtà rischia di cercare in rete un simulacro della realtà stessa che la pornografia soddisfa: allo svuotamento della intimità, il tentativo di riconnettersi con una sensazione di contatto corporeo, umano, non fa che progredire l’alienazione stessa in quella porno-dipendenza che devia emotività e sessualità ancor più verso la solitudine interiore.


Se è vero che il nome di Marshall McLuhan innerva l’intero volume e che quindi molte delle argomentazioni fornite da lui partono – come la predizione che l’uomo avrebbe perso contatto con la natura come esperienza diretta, ben prima di Internet, o come la dissoluzione dell’identità, la macchina come estensione dell’uomo – è però interessante l’uso che Quartiroli fa di queste idee, proiettandole su un medium ormai da tutti conosciuto e utilizzato, Internet appunto. In realtà l’operazione che Quartiroli compie nel mostrare limiti e pericolosità di Internet non deve scoraggiare dal suo uso, ma al contrario sprona ad assumere maggiore consapevolezza e controllo di sé e del mezzo. Come spesso accade, il coltello è affilato, ma dipende dall’uso che se ne fa.

Ivo Quartiroli, Internet e l’Io diviso. La consapevolezza di sé nel mondo digitale, Bollati Boringhieri, Torino 2013.

Massimo Bonato 06.05.13

1 commento:

  1. Terrorizzati dalla naturale solitudine del sé interiore, si cerca conforto esterno in una voce qualsiasi e non importa se sarà metallica, basta interrompere il silenzio

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