Da Beinasco a Torino, in piazza d’Armi,
un migliaio di persone sfilano per quasi dieci chilometri contro l’inceneritore
del Gerbido di Grugliasco
Corso Orbassano penetra dalla
periferia sin nel cuore della Crocetta di Torino. Una o due volte l’anno ospita
una festa rionale organizzata dai commercianti della zona. Si dipana allora
lungo la carreggiata l’ingombro delle bancarelle in tutto o quasi identiche a
quelle di un comune mercato feriale, ancorché lo si vorrebbe festivo, in
un’atmosfera di artefatta festività, con fanfara, giochi per bambini e
cineserie d’ogni tipo.
Lo ingombravano cortei la seconda
metà degli anni Settanta, quando i circoli del proletariato giovanile si
radicavano nei quartieri cittadini come il circolo Zapata alla Tesoriera, o appunto il circolo Cangaçeiros che aveva occupato prima la “Villa”, poi la sede del
comitato di quartiere Centomila. Insomma eran quasi trentacinque
anni che su corso Orbassano non si vedeva una manifestazione che urla le
proprie ragioni contro un sopruso sociale.
Un migliaio di persone si è dato
appuntamento ieri pomeriggio, sabato 11 maggio, in piazza Dolci a Beinasco, per
sfilare sino in piazza d’Armi a Torino. Organizzata dal Coordinamento No
Inceneritore Rifiuti Zero, la manifestazione si è aperta con un lungo
striscione nero Inceneritore=Morte,
al quale altri fanno seguito come parole d’ordine di preoccupazioni imperanti:
la salute innanzitutto, ma anche la ricaduta sull’agricoltura, sugli
allevamenti animali, sui costi e sul senso stesso della democrazia.
Se la prospettiva è quella di
sottoporsi a continui prelievi ed esami da un lato, e come accade a Brescia,
impedire il pascolo nelle aree adiacenti al termovalorizzatore, la prospettiva non
è rosea.
Ancora una volta dietro a un No
una forte idea portante vorrebbe poter dire Sì: no allo smaltimento dei rifiuti
per combustione, sì a una efficace raccolta differenziata, al trattamento
meccanico e al riutilizzo dei materiali di scarto. Del resto nel
termovalorizzatore del Gerbido, alle porte di Grugliasco, verranno combusti
materiali come plastica, carta, legno, metalli, sostanze organiche. I valori di
emissione sono nella norma secondo gli esami Arpa, ma stando al materiale
informativo confezionato dal Coordinamento, l’inceneritore è autorizzato a
emettere 680 kg al giorno di polveri sottili, ossidi di azoto, ossido di zolfo,
ammoniaca, oltreché la diossina (prevista per un’emissione di 0,46 mg/giorno, a
fronte del limite imposto dai primi anni Novanta in 90 ng/giorno), mentre al
confronto un’auto Euro2 diesel a Torino non potrebbe circolare per un’emissione
di circa 0,060 gr/km di particolati (dati Netcem della pagina Informambiente
del Comune di Torino).
Termovalorizzatore è anche l’eufemismo
con cui l’inceneritore viene ingentilito, mettendo in risalto la missione di
fornire calore a 17 mila famiglie, mentre secondo il Coordinamento inquinerà
come 150 mila caldaie: come dire che l’operatore ecologico non è uno spazzino o
che la puttana divenuta operatrice sociosessuale ha cambiato mestiere.
Bandiere No-inceneritore e
No-Tav, No-Muos hanno sfilato per tre ore sotto il sole primaverile con
ciclisti e bambini e trattori (su cui non avrebbe guastato veder campeggiare
qualche bandiera della Coldiretti) fino in piazza d’Armi dove si sono
avvicendati su un palco improvvisato i responsabili del Coordinamento. Tante le
sigle che hanno aderito alla manifestazione apartitica, in cui hanno
passeggiato esponenti del M5S come Davide Bono, Alberto Airola, Laura Castelli,
Giorgio Bertola, Vittorio Bertola e altri. Un paio di macchine dei carabinieri
e una squadra di polizia, basco in testa e mani in tasca han seguito il corteo,
coadiuvando i civich che a tratto a tratto deviavano la circolazione
automobilistica: questo è bastato a far parlare alla stampa nostrana di un “imponente
spiegamento di forze”. Del resto, secondo alcuni, questa presentazione pubblica
del Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero, questa manifestazione
apartitica, non è che “l’inizio di una storia già vista”: una delle tante da
svilire e svuotare di significato. Una delle tante sorte dalla coscienza della
gente comune, i cui interessi sempre più divergono dagli interessi di Palazzo.
Massimo Bonato 12.05.13
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