Non appena ho sentito che un
cardinale argentino è asceso al soglio di Pietro, la sua stessa cittadinanza
mi ha dato una scossa alla schiena e repentine sono inevitabilmente emerse un
paio di domande: che ruolo ebbe nella Chiesa della dittatura che insanguinò il
Paese? Che cosa sa della destra ultracattolica ancora operativa?
La curiosità ha fatto il resto.
Jorge Mario Bergoglio nasce a Buenos Aires il 17 dicembre del 1936 da genitori di origini piemontesi. Dopo il diploma in chimica studia psicologia e filosofia e a 21 anni la vocazione sacerdotale lo conduce al seminario di Villa Devoto, come novizio nell’ordine dei Gesuiti. Diventerà sacerdote a 33 anni il 13 dicembre 1969 riuscendo in una carriera ecclesiastica fulminea[1].
Tra il 1973 e il 1980 è
Provinciale del suo ordine e nel 1979 prende posizione contro la Teologia della
Liberazione[2]:
in occasione del Consiglio Episcopale Latinoamericano del 1979 dichiarerà per
la Chiesa latinoamericana la necessità di tornare alla tradizione e all’origine
della sua cultura[3].
È anche però il periodo più
cruento in cui l’Argentina scende la china della dittatura.
In L’sola del silenzio[4]
Horacio Verbitsky raccoglie le testimonianze di chi ebbe direttamente a che
fare con l’allora Superiore provinciale, Orlando Yorio e Francisco Jalics. Nel
1976, ai due gesuiti venne intimato di abbandonare il loro impegno nelle
baraccopoli, ma essi rifiutarono. Vennero espulsi immediatamente dalla
Compagnia di Gesù, venne loro impedito di dir messa e marchiati con l’accezione
di “sovversivi” applicata loro da Bergoglio; pochi giorni dopo il golpe dello
stesso anno vennero arrestati e condotti alla famigerata Esma (Escuela mecanica
de la Marina) da dove sarebbero stati scarcerati soltanto dopo cinque mesi di
torture[5]. Nella stessa operazione di
rastrellamento vennero catturati quattro catechiste e due dei loro mariti. Fra
loro erano Monica Mignone Candelaria, figlia di Emilio Mignone, fondatore del
CELS (Centro di studi legali e sociali)[6],
Marta e Maria Vazquez Ocampo, presidentessa delle Madri di Plaza de Mayo,
Martha Vazquez Ocampo, che andarono a ingrossare le fila dei desaparecidos[7].
Bergoglio si difese sempre dalle
accuse mossegli dai due gesuiti fino a quando emerse dagli archivi del
ministero degli Esteri un documento che comprovava la sua diretta
responsabilità nella loro cattura: Francisco Jalics, rifugiatosi in Germania
nel 1979 aveva richiesto il rinnovo del passaporto per evitare di dover tornare
nell’Argentina della dittatura, rinnovo che si vide negare. In una nota con cui
la richiesta veniva respinta era indicato dal ministero del Culto come
“sovversivo” con diretta raccomandazione del Superiore provinciale dei Gesuiti
che il rinnovo non venisse rilasciato. Il superiore provinciale era Bergoglio. Anche Orlando
Jorio ebbe a Roma conferme in tal senso, ovvero che erano stati catturati su
pressione dei loro superiori ecclesiastici secondo i quali almeno uno dei due
era un guerrigliero[8].
Le accuse verso Bergoglio
ripresero vigore quando uscì per Pagina/12, l’11 aprile del 2010, un editoriale
di Horacio Verbitskty[9]
che metteva a nudo da un lato i tentativi di Bergoglio di far cadere nell’oblio
le sue relazioni con la dittatura militare, e dall’altro il diniego dell’ormai
porporato, candidato in concorrenza con Ratzinger al conclave del 2005.
Taty Almeida |
Sull’altra linea del fuoco si
dispongono personaggi insospettabili come il premio Nobel per la pace 1980
Adolfo Pérez Esquivel che in un’intervista rilasciata alla Bbc solleva
Bergoglio da ogni attribuzione. Benché vi fossero vescovi conniventi con la
dittatura Esquivel si dice certo che Bergoglio non fosse tra questi e che anzi
si adoperò, come altri invano, per la scarcerazione dei prigionieri[14].
Lo stesso Bergoglio pubblicò nel
2010 un testo a propria difesa, El jesuita[15],
nel quale, oltre al caso dei confratelli Orlando Yorio e Francisco Jalics
arrestati e torturati, forniva una personale versione del conclave del 2005 in
cui fu il cardinale più votato ma dal quale venne infine eletto Ratzinger.
L’allora cardinale argentino rinunciò al
papato per far piena luce sul suo passato e sulle accuse che lo adombravano. Il
libro racconta che, quando Giovanni Paolo II si andava spegnendo e il suo nome
veniva dato come il maggior candidato a successore di Pietro, era riemersa una
denuncia giornalistica pubblicata alcuni anni addietro a Buenos Aires e che
alla vigilia del conclave nel quale sarebbe stato scelto il successore del papa
polacco, una copia dell’articolo era stata inviata agli indirizzi e-mail dei
cardinali elettori allo scopo di danneggiare la sua possibile elezione.
Bergoglio sostiene nel suo libro di non aver mai replicato per "non assecondare
nessuno, non perché avessi qualcosa da nascondere"[16].
Ratzinger lo tenne in larga
considerazione e il Soglio pontificio lo attese per offrirglisi ora, con il
nome di Francesco I, scelto tra una rosa di candidati quali l'italiano Angelo
Scola, il brasiliano Odilo Scherer, il canadese Marc Ouellet e l’americano
Timothy Dolan[17].
Del resto sono ben noti i cattivi
rapporti del cardinale con il governo argentino. Non esitò infatti ad
affrontarlo quando si diede avvio al progetto della Ley de Matrimonio entre
Personas del Mismo Sexo, nel 2010. Giorni prima della sua approvazione,
Bergoglio definì il progetto "Una guerra di Dio". Inoltre descrisse
il progetto che permise il matrimonio gay come "una mossa del
diavolo" e incoraggiò ad accompagnare "questa guerra di
Dio" contro la possibilità che gli omosessuali potessero sposarsi. Per
Bergoglio “non si tratta di una semplice lotta politica; è la pretesa di
distruggere il piano di Dio”[21].
Cristina Kirchner |
L'ex presidente Nestor Kirchner criticò
le sue pressioni, mentre la presidenta Cristina Fernandez de Kirchner definì le
sue parole come prodotte "al tempo del Medioevo e dell'Inquisizione"
e la legge venne infine approvata[22].
Stessa chiusura, si legge in Confidencial Colombia, Bergoglio ha sempre opposto, con maggior vigore
contro l’aborto, ma anche per l’adozione concessa a coppie dello stesso sesso.
Insomma, se Francesco è il nome che dovrà caratterizzare l’operato di Jorge Mario Bergoglio, c’è da sperare che voglia in esso accogliere quella spiritualità francescana che fa della povertà, dell’obbedienza e della castità la sua cifra, nondimeno non stupirebbe che Francesco, come Giano bifronte, volgesse il capo e si presentasse con il volto ardente e combattivo del compagno di Loyola, Francesco Saverio, fondatore dell’ordine dei Gesuiti.
Carlos Mugica |
Un papa che viene “dalla fine del mondo”. Ma se la pragmatica della comunicazione, come pure la psicologia e la sistemica asseriscono che sia impossibile cambiare le regole di un gioco dall’interno, Bergoglio disassa lo squilibrio per riequilibrarlo. Stante il suo passato, pare verosimile che giunga da quella fine del mondo per por rimedio a questo, e da qui dar una sistemata da lontano al mondo da cui proviene.
Ed è il mondo espressione di una
recente politica per molti versi femminile e combattiva, alla quale Bergoglio
si rivolse sostenendo che le "Donne sono inadatte per compiti politici.
Possono solo supportare l'uomo"[24].
Un mondo nel quale le diverse espressioni del socialismo stanno faticosamente
aprendosi un varco, dando i natali a personaggi come Hugo Chavez ed Evo
Morales, ma agli stessi Kirchner argentini che per primi fecero dei Diritti
umani un loro impegno dopo la dittatura. Un mondo che, dopo esser stato per
decenni laboratorio delle politiche liberistiche statunitensi, attraverso il
braccio armato della Cia, ha voltato le spalle agli Usa ma anche all’Fmi
cercando un’emancipazione propria, e propria dei popoli originari attraverso
distinti cammini - dal Chiapas al governo di Morales alla recente recrudescenza del conflitto tra Stato e Mapuche in Cile.
León Ferrari
|
Se il sorriso avrà una schiena
d’acciaio, i poveri saranno forse più poveri, ragionevolmente, dogmaticamente, poveri.
Massimo Bonato 15.03.13
Massimo Bonato 15.03.13
[4]
Horacio Verbitsky, L’isola del silenzio.
Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, Fandango, Roma 2006.
[15] Rubín,
Sergio, Ambrogetti, Francesca (a cura di), El
jesuita: conversaciones con el cardenal Jorge Bergoglio, Javier Vergara
Editor, Buenos Aires 2010.
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