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sabato 16 marzo 2013

Fotografie di Marcin Sacha


Marcin Sacha, fotografo polacco, è essenzialmente un paesaggista. I suoi paesaggi sono veri, semplici, non ritoccati come egli stesso tiene a dire. Sono paesaggi morbidi e avvolgenti, nei quali la delicatezza dei colori e delle luci, dei campi e delle balze, delle morene cullano l’occhio. Uno sguardo spesso senza orizzonte, che s’incunea tra una vallata e l’altra, increspa su un colle che non può discendere o allinea a una a una le scie d’aratura dei campi smossi o si disperde nelle nebbie rarefatte, nei vapori dei boschi. Un paesaggio che ha del fiabesco quello di Tuskany. Eppure a scorrere velocemente le fotografie di Tuskany, ma ancor più del portfolio moravo Morawy o le dune di Pustynia la geografia si fa via via da descrittiva a narrativa.

Il paesaggio non è più soltanto ripreso dallo sguardo così come a una luce appare, come appare in una data ora del giorno o in una data condizione, non si “parla” di lui. Diviene geometria, diviene gioco sillabico che s’interrompe come una parola che non si riesce a pronunciare; linee di demarcazione di probabili corpi umani o forme autonome che gli spazi paesaggistici ricreano come cosa propria, incidenti nella linearità dei volumi dolci e flessuosi della campagna. Astrazioni. Astrazioni che finiscono per tradursi in metafisica vera e propria negli spazi urbani di Kreacje 1, 2, e 3 così come i Nowe in cui i paesaggi urbani di Cartier Bresson sembrano incontrare Magritte in un’atmosfera al contempo diradata e compatta, mai luminosa se non di luce riflessa, spesso cupa. La fotografia di Marcin Sacha non espande lo sguardo disperdendone i punti di riferimento, ma proietta l’osservatore nella creazione che è il suo sguardo a comporre, come se disponesse dell’ordine naturale della natura o delle case per riordinarle su una tela.

http://m.sacha.comitto.eu/

Massimo Bonato 16.03.13
  









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