Qualche punto emerso dall’incontro informativo tenutosi
questa sera (08.06) a Meana.
Il progetto Alta velocità Torino Lyon è suddiviso in tre
tronchi: Internazionale, Nazionale, Galleria di Chiomonte; la stazione
internazionale di Susa non è ancora neanche a livello di Progetto preliminare.
Le procedure di progettazione si individuano in quattro fasi: Progetto
preliminare, Progetto definitivo, Progetto esecutivo, Appalti. Nel caso
specifico, (progetto strategico di interesse nazionale) si passa dal Progetto
preliminare al Progetto definitivo attraverso la presentazione del Progetto
preliminare, la sua disamina e la sua approvazione da parte del Cipe: dal punto
di vista infrastrutture e impatto ambientale. A) I tre tronchi del Progetto
Torino Lyon si trovano a tre stadi distinti di approvazione: si può parlare di
progetto preliminare e definitivo per la Galleria di Chiomonte; soltanto di
progetto preliminare per la tratta internazionale; non c’è ancora il progetto
preliminare per la tratta nazionale; B) qualunque progetto ammannito come “Low cost” non può essere definito tale
poiché allo stato attuale nessun progetto alternativo è stato presentato, e si
può parlare al massimo di suggestione, indirizzo, progetto futuribile forse ma
non progetto in quanto tale. C) Nella realizzazione della galleria di
Chiomonte, quanto stabilito a livello di impatto ambientale al livello del
Progetto preliminare è stato modificato
al livello successivo di Progetto definitivo senza essere passato al
vaglio di una nuova disamina: lo smarino, che avrebbe dovuto essere depositato
in prossimità del cantiere evitandone stoccaggio e movimentazione, sarà
trasportato (via ferroviaria – in zone peraltrro raggiugibili soltanto in parte
via ferro e con inevitabile trasporto su gomma) in siti alternativi (Montanaro,
Torrazza Piemonte, Santhià e Cantalupo – Meana).
Il cantiere di Chiomonte movimenterà circa 1 milione di euro al giorno; costerà attorno ai 23 miliardi di euro; si prevede la sua conclusione entro il 2035 per la completezza delle tratte interessate; e comincerà a portare utili non prima del 2055.
Consumerà 32 milioni di metri cubi di acqua/anno per un
fabbisogno di 1000 litri al secondo (Torino, 960.000 abitanti, ne consuma 98
milioni l’anno) con un drenaggio delle fonti idriche non soltanto dell’intera
valle, se sorgono preoccupazioni per il prosciugamento addirittura del Lago di
Malciaussia nell’adiacente Val di Viù, alle pendici del Rocciamelone,
spartiacque per l’appunto tra le due valli. Il Mugello per la tratta Av
Firenze-Roma, lo sappiamo, è stato completamente prosciugato ad aeternam
(invito la visione del documentario Fratelli di Tav, reperibile in rete,
per ascoltare le dirette testimonianze di persone comuni, giornalisti e
amministratori comunali dei paesi lì interessati dal disastro idrogeologico).
Il livello di inquinamento sostenibile è per legge di 30
mm/metro cubo di azoto. La Val di Susa di suo ne produce 20, il cantiere
porterà questo livello a 40 nei primi tempi, con punte, a pieno regime di 75
mm/metro cubo. Per necessità di cantierizzazione la legge prevede che si possa
derogare ai limiti imposti per un lasso temporaneo di tempo e per non più di un
cantiere o opera per volta (le deroghe non sono cumulabili - ovvero p. es. non si potrà ricostruire un ponte e contemporaneamente aprire un cantiere per la messa in sicurezza di un tratto stradale di pendice montuosa). Da questo deriva
che: a) l’interpretazione del significato di “temporaneo” andrà giustificata
per un cantiere che si prevede durare tra gli 8 e i 15 anni; b) nel frattempo
nessun altro cantiere o opera potrà stabilirsi o svilupparsi in accumulo al cantiere
Av, da cui ne deriva che questo cantiere non porterà il decantato lavoro, ma
farà l’esatto contrario per tutto il tempo che perdurerà.
Per tacere delle conseguenze sulla salute: i documenti della
società Ltf parlano di un verosimile aumento delle malattie respiratorie e
cardiovascolari del 10%; il primario di Pneumologia dell’ospedale San Luigi di
Torino, dati alla mano, prevede invece che per la realizzazione della ferrovia
Torino Lyon dovremo aspettarci qualcoa di molto peggio del Vajont, non solo in
termini di quantità di decessi ma della loro inavvertibilità, dal momento che
il mesotelioma polmonare e pleurico causato dalle fibre di amianto che
presumibilmente si solleveranno copiosamente rendendosi disponibili per
l’atmosfera della Val di Susa ma anche di Torino, impiega dai 15 ai 40 anni a
uccidere.
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